Ortopedia Tecnica Gasparini

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Dieci anni per ricominciare

1 Ottobre 2021 by Ortopedia Tecnica Gasparini

Tra poco meno di due mesi l’Ortopedia Tecnica Gasparini compirà i suoi primi dieci anni a Bonate Sopra.

Dopo venti anni di attività nella nativa Brianza, nel 2011 decisi di trasferire vita e lavoro in provincia di Bergamo. All’epoca erano passati dieci anni esatti dall’inizio della fattiva cooperazione con un negozio di Ortopedia vicino a Bergamo a cui sono profondamente legato e da cui era nata la voglia di scommettere di più su questo territorio.

Ricorre il numero 10. Curiosando qua e là in internet scopro che il numero dieci assume il significato di eterno ricominciare – 1+0=1-.
Ripensando a questi anni trovo che “eterno ricominciare” sia una buona definizione della mia storia lavorativa e umana. Quando giunsi a Bonate Sopra nell’autunno del 2011 si stava concludendo un ciclo della mia vita personale a cui cercai di dare un senso affrontando una nuova sfida professionale e privata.

La dolorosa e prematura perdita dei miei giovani genitori in pochi anni mi aveva provato e i primi mesi furono durissimi tra lavori di adattamento della struttura, trasloco e problemi di salute. Ma non mollai, nonostante le difficoltà ero certo di aver scelto il posto giusto e il progetto a cui avevo dato vita mi riempiva di orgoglio e motivazione.

In dieci anni, il passaparola mi ha fatto conoscere interi nuclei famigliari e cerchie di amici. Grazie alla spinta dei miei pazienti ho investito in macchinari e strumentazione per migliorare continuamente la fase di analisi e ridurre i tempi di consegna. Ho ampliato il settore delle valutazioni e plantari per lo sport e grazie all’attività pubblicistica e sui social network ho potuto raccontare meglio la mia storia e la mia passione per questo lavoro.

Poi all’improvviso un virus ci ha fermato. Mesi oscuri e spaventosi ma non ci siamo arresi. E finalmente nel 2021 posso dire che ho sperimentato la magia del ricominciare. Nuove idee in cantiere, anche qualche progetto personale mi stanno impegnando in questi mesi che ci separano dal nuovo anno.
Per scaramanzia e prudenza non posso anticipare molto sulle novità della prossima stagione, mi sto impegnando al massimo per finalizzare nel modo migliore un progetto innovativo che sono certo porterà beneficio ai miei pazienti e alla mia attività.
Nella prossima rubrica tornerò a parlare di piedi, plantari e soluzioni ma questa volta ho voluto condividere con voi la mia riflessione su punti di arrivo e ripartenze.
Rivolgo a voi lettori e a tutti coloro che mi hanno dato fiducia in questi dieci anni, un ringraziamento sentito sperando di aver acceso la vostra curiosità.
Arrivederci a presto

Pierpaolo Gasparini

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Dalla parte dello sport

1 Agosto 2021 by Ortopedia Tecnica Gasparini

Tempo d’estate, tempo di successi europei e di Olimpiadi, tempo di ritorno alla normalità ma soprattutto è quasi tempo di vacanze!
Tirando le fila dei primi sei mesi del 2021 mi rendo conto che effettivamente qualcosa è cambiato nel modo di vivere di tutti noi e per alcuni versi in meglio. Non vorrei sembrare ottimista a tutti i costi ma, ho qualche elemento, seppur personale, per dirlo.
Al centro di queste considerazioni sta lo sport, ambito che mi appassiona da quando ero bambino e a cui ho dedicato tanti anni di pratica agonistica. Lo sport racchiude in sé molte cose ma una cosa di sicuro abbiamo capito tutti quanti, in questo anno e mezzo, e cioè che il detto mens sana in corpore sano è attualissimo e soprattutto verissimo.

Mai come nell’ultimo anno ho ricevuto così tante richieste dai miei pazienti vecchi e nuovi di check up posturale e di plantari per pratica sportiva. Fino al 2019 questo ambito era riservato agli sportivi professionisti o comunque “rodati”, gente che deve aumentare la prestazione e salvaguardare l’apparato motorio al meglio. Mai però come adesso la domanda spontanea di aiuto, supporto, conoscenza in fatto di attività sportiva aveva raggiunto questi livelli. La pratica sportiva nella mia percezione è aumentata e con essa è cresciuta l’attenzione e la sensibilità verso il proprio corpo che ne è premessa, mezzo e fine.

I fatti sono semplici, da mesi ricevo persone che mi interpellano per check up posturali dinamici e plantari sportivi.

Alcuni sono corridori, altri podisti, qualche giocatore di calcetto, praticanti per diletto che da quando hanno iniziato o ri-iniziato a fare sport si sono interrogati sulle condizioni più favorevoli alla pratica. Vogliono garantirsi i benefici e la soddisfazione che ne traggono, nel modo migliore e più a lungo possibile.

In effetti, la loro intuizione è corretta perché la pratica sportiva che coinvolge gli arti inferiori necessita di particolari supporti plantari che nel migliore dei casi aumentano la performance e potenziano il gesto atletico ma soprattutto salvaguardano piedi e gambe.

Facciamo il caso della corsa, la sollecitazione dell’arco plantare e dell’avampiede in generale è continua e ritmata come se si trattasse di colpi che dal terreno vengono sferrati al piede. Il contraccolpo si irradia a tutta la gamba passando per la caviglia, il polpaccio e in fine il ginocchio per salire verso la coscia e le anche. Ho reso l’idea?
Con l’ausilio di un plantare personalizzato e calibrato sul tipo di attività si può proteggere, attutire e rafforzare i piedi nei punti opportuni andando a alleviare il sovraccarico.

Tutto ciò che occorre è un check-up del piede e della postura e una valutazione dei carichi in fase dinamica simulando la pratica sportiva. Con questi elementi raccolti con apposita strumentazione è possibile preparare un plantare totalmente personalizzato per il tipo di attività.

Questo supporto deve essere utilizzato esclusivamente nelle scarpe sportive durante la pratica perché è concepito e funziona esclusivamente per quella. In cambio si ottiene una migliore postura atletica, una migliorata performance e una diminuzione consistente di dolori, infortuni e risentimenti. Insomma, è un po’ come mettere le ali ai piedi.
I miei pazienti mi riportano che la loro esperienza è positiva e con zelo eseguono tutti i controlli di funzionamento per garantirsi la massima efficacia del plantare sportivo che amichevolmente chiamano la soletta da corsa o da calcio ecc.

Quindi in conclusione questi primi sei mesi del 2021 sono stati diversi per molti motivi dagli anni precedenti ma osservare la motivazione che tante persone hanno recuperato grazie all’attività sportiva mi ha dato tanto soddisfazione. Una sorpresa e un privilegio che condivido con voi.
Chiudo dicendo viva lo sport e la sua inesauribile capacità di rendere la vita più intensa.
Buona estate in sicurezza a tutti voi cari lettori…

 

Pierpaolo Gasparini

Filed Under: Blog, Plantari, Postura

Conversazione Silenziosa

17 Giugno 2021 by Ortopedia Tecnica Gasparini

Sapete cosa facciamo stavolta? Vi racconto di una cosa fatta in silenzio. O meglio vi faccio partecipi del dialogo silenzioso che ogni giorno faccio con i piedi dei miei pazienti e di come li aiuto a dirmi quello che loro non possono dire a parole. Perché lo faccio? Semplice, perché sto dalla parte dei piedi.

Anni fa mi capitò di dover portare uno dei miei cani, d’urgenza, dal veterinario dopo la passeggiata serale, perché non riusciva a stare sulle zampe posteriori. Per sua naturale curiosità il maschio dei miei tre cani aveva annusato una sostanza psicoattiva nel parco e il suo sistema nervoso aveva reagito a questo evento in modo macroscopico.

Ecco come è andata:

All’ingresso della clinica, alle 3 del mattino mi presento col cane e la veterinaria scorbutica mi chiede cosa voglio. Eh, a me sembrava evidente che se ero lì c’era un motivo, volevo raccontare, sfogare la paura, essere rassicurato, mettere al sicuro il mio Birillo che si accasciava al suolo.

Lei, la dottoressa mi dice: ‘lo porti su lei in braccio. Sorpreso ma zelante prendo in braccio un cane di quasi 30 kg e faccio due rampe di scale. In quel momento non sapevo di aver superato la prima fondamentale prova. Avevo dimostrato di voler cooperare secondo le sue regole. Poi il distacco. La veterinaria brusca ci dice di allontanarci dal cane e comincia ad osservarlo a interagire in modo garbato e empatico invitandolo a compiere dei gesti, camminare. Lei intanto osserva con un’angolatura particolare.

Si alza e si abbassa, fa cose e intanto registra, valuta, soppesa. Poi un piccolo gesto di affetto e solidarietà verso Birillo e ci dà la diagnosi. Starà bene ma deve essere ricoverato per una notte per i trattamenti opportuni. Ecco da quel momento la Dottoressa diventa socievole, parla con noi, ci chiede, conversiamo, ci spiega cosa farà. Si mette al lavoro col cane mentre noi osserviamo le sue mosse sicure. Il finale ve lo racconto dopo, giusto il tempo di fissare ciò che conta di questa esperienza per voi e per me come professionista dalla parte dei piedi.

Nel mio lavoro quotidiano a contatto con i pazienti anche io mi attengo in fondo alle stesse regole della veterinaria, forse meno bruscamente ma lo schema è simile: prima osservare, sempre osservare senza farsi distrarre dalle dovute conversazioni. E poi osservare tutto, spalle, collo, pieghe del viso, bacino, gambe, ginocchia, caviglie, scarpe – ah guarda un po’, uhm- e il passo gesto locomotorio che muove tutto quel sistema incantevole che è il corpo umano. Proprio lui il terminale e motore fisico delle nostre intenzioni.

Intanto si parla, chiedo meno di quello che mi raccontano per continuare a osservare. Il paziente mi dice che nella vita fa questo mestiere o quell’altro e poi quali problemi – a volte mischia cause e conseguenze – e come se lo spiega lui e cosa si aspetta. Io in genere ho già più o meno concluso la mia valutazione ma lascio che il paziente mi aggiunga dei particolari utili. Parte a quel punto la vera e propria raccolta delle “prove”.

Analisi computerizzata del passo camminando sulla pedana rialzata, impronte statiche e dinamiche, misurazione dei dislivelli posturali, analisi dei carichi e della catena cinetica. Distanze opportune e non tra ginocchia, caviglie, altezza delle spalle, braccia più o meno vicine al corpo, collo e quant’altro occorra. E tra poco ci sarà anche un filmato che mi aiuterà a corroborare la valutazione e condividere consonanze o divergenze rispetto alla percezione del paziente.

Stampo le immagini, analizzo, rifletto e fornisco il mio punto di vista. Talvolta aggiusto qualche percezione iniziale ma soprattutto convergo col paziente, lo coinvolgo e parliamo del dopo. Con l’ausilio delle tecniche di imaging – per immagini – trasferisco questi elementi e preparo la soluzione che la fresa cad-cam riprodurrà fedelmente nella stanza accanto il laboratorio: tecnologia, polvere, tocco d’artigiano e materiali all’avanguardia per garantire l’igiene e la sicurezza da batteri e funghi.

Niente in fine Birillo fu aiutato ad eliminare le sostanze e dopo una notte di clinica tornò a casa. La veterinaria a quel punto lo chiamava affettuosamente tortellino ….

Giuro che saprò come salutare opportunamente i miei pazienti, quelli che stanno sopra ai piedi, ma dentro di me proverò la soddisfazione di aver compreso quello che la loro postura e i loro piedi mi dovevano dire e soprattutto il piacere di aver dimostrato, carte alle mani, il mio punto ai pazienti. Esco leggeri dopo la consegna del plantare, talvolta increduli, sempre soddisfatti.

Nei prossimi articoli racconterò, a mo’ di divertimento istruttivo, una serie di check up a partire da ciò che vedo per arrivare alla soluzione. Sperò così di aiutarvi a riconoscere gesti, movimenti, qualche dolore ma soprattutto la possibilità di porvi rimedio. Alla fine svelerò professione età e specifico problema dei pazienti incontrati e silenziosamente intervistati.

 

Così tanto per creare un po’ di suspense estiva e aiutare tutti noi a riconoscersi negli altri.

 

Buone vacanze e alla prossima puntata.

 

Pierpaolo Gasparini.

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Rubrica

15 Giugno 2021 by Ortopedia Tecnica Gasparini

Cari lettori, colgo volentieri questo spazio per condividere con voi un po’ di positività di cui abbiamo tutti bisogno in questo periodo.

Come la volta scorsa racconterò di cose che mi succedono mischiando un pizzico di suspense alla narrazione.

Quindi si parte al contrario, dall’epilogo.

Siamo sempre a Bonate Sopra nel mio studio, un giorno di lavoro dopo la dichiarazione della Lombardia come zona rossa. Arriva una paziente per ritirare i plantari, sono concentrato perché avrà poco tempo, sta andando a lavorare. Consegno e questa volta dico grazie di tutto. Lei mi risponde candidamente: “grazie di cosa?”. Sorrido sotto la mascherina e dico arrivederci. Non vedo l’ora che arrivi il controllo per sapere come è andato il primo periodo di utilizzo.

La mattina di qualche giorno prima…..

Suona il campanello, dopo una manciata di secondi vado verso la porta dello studio per accogliere il nuovo appuntamento dopo aver dato uno sguardo all’agenda. Aspetto una signora e a seguire un’altra. In tempi normali sarebbero venute insieme visto che sono conoscenti ma adesso non si può…

Munito di visiera, mascherina fp2 e mani disinfettate saluto la paziente chiedo conferma del nome e le indico il disinfettante all’entrata dello studio. La mascherina della paziente è professionale, capisco che sorride da sotto la protezione mentre si disinfetta le mani.

Passo deciso, sguardo vigile e curioso mentre varca la porta della stanza dove faccio le valutazioni.

Ci sediamo e la Sig.ra Y mi ricorda di aver avuto il mio nominativo da sua sorella che ha risolto, grazie a me, quel dolore che la limitava nel lavoro. Annuisco, ricordo esattamente la sorella e il suo problema ma torniamo al racconto.

Nel breve tratto dall’ingresso alla stanza delle valutazioni è cominciato silenziosamente il mio lavoro, ho notato che la Sig.ra Y ha portato inconsapevolmente una mano al fianco.

Primo indizio.

La paziente parla veloce e sicura dei problemi per cui è venuta da me. Il linguaggio ha un qualcosa di troppo preciso che non sfugge al mio orecchio. Visto che non mi ha ancora detto che lavoro fa – anche se ho qualche idea – glielo chiedo. La sig.ra Y mi risponde e io accenno un inchino con la testa, per un attimo vedo il contesto, immagini, rumori. Recupero la concentrazione e la faccio proseguire nel racconto dei fastidi e la valutazione prosegue. Gonfiore agli arti inferiori, dolore sotto i piedi soprattutto quando è a lavoro, deambulazione alterata dai dolori ai piedi e risentimenti alla schiena.

Comincio la mia valutazione, impronte, analisi computerizzata del passo, postura, anche e schiena, questa volta ha guidato la paziente, succede a chi ha le idee chiare.

Stampo la valutazione e la mostro alla Sig.ra Y, ma i commenti giungono da lei, ha capito già tutto. E’ un’infermiera in uno dei reparti più stressanti in questo periodo. Durante il primo lockdown non aveva proprio il tempo di pensare ai suoi dolori a gambe e piedi ma aveva promesso alla sorella, una commessa di un negozio un centro commerciale, che mi avrebbe chiamato per la valutazione.

In realtà l’estate è passata senza che chiamasse, aveva sperato di riprendere con ritmi meno frenetici. Con la ripresa dell’allerta si è decisa a correre ai ripari e visto l’esperienza positiva della sorella si è permessa di prenotare anche per un’amica di professione barista – l’appuntamento successivo -.

Concordiamo sulla soluzione e sul fatto che per essere efficace il plantare vada portato almeno otto ore al giorno. La Sig.Y sorride e dice che non sarà un problema in questo periodo portare i plantari in reparto per quel numero di ore. Annuisco socchiudendo gli occhi. Vorrei dire grazie per il lavoro che fa ma taccio per pudore.

Questa volta consegnerò più velocemente del solito, non c’è tempo da perdere. Loro, il personale sanitario si occupano di noi e io nel mio piccolo sono felice di fare qualcosa per uno di loro.

Mentre l’infermiera esce entra la sua conoscente, la barista, e si riparte.

I miei pazienti vengono da una terra tosta dove non si molla e poter dar loro sostegno è un’opportunità per loro e una grande soddisfazione per me. Penso alle tre signore: la commessa, l’infermiera e la barista, che raccontano la loro esperienza ad altre persone e capisco che ognuno di noi può dare il suo contributo per far si che tutti si stia meglio.

Alla prossima volta.

Pierpaolo Gasparini.

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L’importanza di camminare bene

9 Giugno 2021 by Ortopedia Tecnica Gasparini

Momento rubrica:

Inizio sempre la mia rubrica con un riferimento temporale, mi piace trasferire ai miei lettori l’idea che scrivo nel tempo presente, nella stagione e nel mese in cui loro leggono.

In questo periodo, più che mai sollecitato dagli eventi contingenti, cerco quindi di dare contributi concreti per il momento presente affinché i lettori possano riconoscersi e forse perfino ispirarsi per nuove idee e soluzioni.

Ciò detto, siamo giunti all’estate, per fortuna il tempo scorre senza curarsi delle vicende umane.

Un tempo per uscire e godere dei primi soli assistendo al risveglio della natura: colori, odori, suoni, caldo.

Come sempre, le difficoltà portano anche cose buone e questa abitudine, nuova per molti, è decisamente tra quelle. Lo dico anche per esperienza personale, da quando il tempo si è stabilizzato ho preso l’abitudine di andare giù al fiume a passeggiare con i cani, al mattino molto presto, prima di andare a lavorare.

Inutile dire che i benefici derivanti dal camminare sono tanti ma al tempo stesso non bisogna sottovalutare alcuni aspetti inerenti l’attività. Parlo ovviamente dalla parte dei piedi perché è a loro che chiediamo un impegno nuovo e diverso da quello che svolgono all’interno della casa o comunque in spazi ristretti.

Mi rivolgo in particolar modo ai debuttanti che non erano abituati a svolgere questo tipo di esercizio fisico con continuità ma in generale direi che il messaggio vale un po’ per tutti.

Camminare e correre all’esterno implicano una maggiore sollecitazione dei piedi e di tutto il corpo e possono diventare deleteri e penosi se gli appoggi plantari e la postura non sono ben supportati. Prima regola su tutte è quella di usare delle comode scarpe “sportive” ma in molti casi ciò non è sufficiente perché essendo prodotti standard non riescono a compensare e supportare il movimento in modo personalizzato.

Le ripercussioni più frequenti sono dolore a piedi e gambe, fastidio alla schiena e ricorso a posture inopportune che rendono più faticoso l’incedere. Infine o ci si fa male – magari mettendo male un piede – o comunque ci si arrende vedendo sfumare una preziosa opportunità. Dolore, frustrazione, delusione.

Non intendo fare promesse irrealistiche ma so di poter dare speranza a coloro che hanno dovuto rinunciare a passeggiare per i motivi citati e vorrei al contempo evitare a molti altri di affrontare questi stessi inconvenienti.

Ciò che occorre è semplicemente controllare la postura, analizzare il passo e gli appoggi plantari. Tre semplici esami che richiedono in totale circa un’ora del vostro tempo e che in cambio vi assicurano di “partire col piede giusto” alla conquista della vostra passeggiata quotidiana. Si tratta di chiedere al vostro apparato motorio di cosa necessiti per compiere uno sforzo maggiore. Tutto sommato è anche logico, per avere di più bisogna anche dare di più.

Al netto di casi particolari dovuti a patologie specifiche quasi tutti hanno il diritto e il dovere di camminare e di camminare bene. Con un accurato check up si può prefigurare il tipo di plantare necessario e realizzarlo in modo totalmente personalizzato. Il sollievo credetemi è enorme e il risultato, passeggiata dopo passeggiata, è garantito.

Un apparato sufficientemente supportato può raggiungere risultati inattesi e assicurare al corpo un reale beneficio. Calzare scarpe con i plantari diventa quasi irrinunciabile tanto è piacevole camminare sostenuti dal basso.

Per chiudere vi dirò che io stesso ho provveduto a realizzarmi un nuovo paio di plantari dopo aver a lungo rimandato come in quel proverbio che recita “il ciabattino ha sempre le scarpe rotte”. La passeggiata quotidiana era qualcosa a cui non intendevo proprio rinunciare!

 

 

Pierpaolo Gasparini

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