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Tecnologia dalla parte dei piedi

21 Agosto 2022 by Ortopedia Tecnica Gasparini

Nella scorsa rubrica vi ho raccontato di aver introdotto nuovi strumenti ad elevata tecnologia per la valutazione del passo descrivendo, in modo sintetico, sia le caratteristiche che i potenziali benefici derivanti dalla condivisione col paziente in tempo reale della fase di analisi.

A più di un mese di distanza ho realizzato molte valutazioni e vi assicuro che l’esperienza ha superato le mie aspettative.

Mi spiego meglio.

Da anni utilizzo strumenti tecnologici per l’analisi sia statica che dinamica dei miei pazienti, ero quindi ben consapevole del vantaggio che macchinari più evoluti avrebbero portato al lavoro di valutazione e ne ho voluto parlare in più sedi – questa rubrica, nei social media, ecc. – per trasmetterlo nel modo più esteso possibile. Mai mi sarei immaginato l’effetto che queste analisi, condivise in tempo reale coi pazienti, possono esercitare.

Racconterò un caso emblematico che sintetizza in modo efficace quanto un’immagine possa essere di aiuto nel rendere un individuo partecipe della soluzione a un problema.

Poche settimane fa sono venute da me una madre e la figlia adolescente per fare un check up posturale e un’analisi del passo, in quanto la madre scrupolosa aveva il sospetto che la figlia non camminasse correttamente. La ragazzina appariva come spesso in questi casi, un pò distante e poco cooperativa. L’idea del plantare, inoltre, evocava in lei delle restrizioni sulla scelta delle scarpe che la rendevano nervosa e di fatto contraria. A poco sarebbero servite tutte le parole che si dicono in questi casi. Un paziente demotivato recepisce di solito molto poco di ciò che viene detto.

Vista la situazione, decido di passare all’azione e chiedo alla giovane paziente di salire sul tapis roulant. Una volta azionato il movimento sulla camminata, chiedo alla ragazza di guardare il monitor durante l’esame. All’inizio tace, poi comincia a fare domande, come se la madre non fosse presente. Si rivolge direttamente a me adesso, la sua curiosità aumenta nel corso della camminata.

È stupita di vedere se stessa da fuori, comincia a notare degli aspetti e chiede confronto. Rispondo puntualmente alle domande e capisco che il suo atteggiamento è cambiato.

Alla fine dell’esame espongo le stampe che illustrano i particolari dell’analisi e la ragazza acconsente a far realizzare i plantari. Dò appuntamento per la settimana successiva, per il ritiro e la prova finale dell’efficacia.

Simpaticamente la giovane mi saluta e mi sfida sul risultato.

La settimana successiva tornano madre e figlia con un paio di scarpe nuove con allacciatura, per il ritiro e la prova del 9.

La ragazza sogghigna scherzosamente quando sale sul tapis roulant dopo aver indossato i plantari. Mi rendo conto che ricorda tutto di come si azioni il tapis roulant e lei stessa vuole interagire coi pulsanti.

Parte la camminata, la ragazza è concentrata sul video. Guarda e mi chiede conferma. Io, soddisfatto, le dico che adesso va molto meglio. La madre in disparte abbassa lo sguardo e sorride.

La figlia si gira verso di lei e dice: ”Mamma guarda là, sembro molto più leggera nel camminare vero? E se facessimo i plantari anche per andare a camminare in montagna? Magari smetto di prendere storte… Signor Gasparini posso impostare la salita e vediamo?”.

Rispondo “Via le scarpe e i plantari da tutti i giorni, adesso si cambia contesto”.

Inizia una nuova valutazione specifica che porterà a creare plantari da escursione.

La madre annuisce, mi ringrazia di nascosto alla figlia, che con la fantasia è già in montagna.

Capire è il primo passo per cambiare e risolvere.

Filed Under: Blog, Plantari, Postura

Analisi del passo: valutazioni 4.0

15 Luglio 2022 by Ortopedia Tecnica Gasparini

Annunciavo qualche rubrica fa dei grandi cambiamenti per la mia attività. Mantengo la parola e vi svelo una novità di cui sono orgoglioso per il contributo che darà alla qualità del mio lavoro.

Mi permetterà, infatti, di compiere un passo avanti nella valutazione dei miei pazienti presenti e futuri, grazie ad una maggior accuratezza dell’analisi del passo e alla possibilità di fornire delle previsioni su dove potrebbero concentrarsi dei problemi ai piedi.

La nuova strumentazione di cui ho dotato il mio studio porterà, inoltre, benefici nella valutazione del passo dei pazienti di tutte le età.
Più precisione per aumentare l’efficacia della soluzione oggi e più prefigurazione per prevenire i problemi di domani.

Stiamo parlando di due strumenti ad alta precisione di un’affermata azienda tedesca leader nel suo settore, che rendono il lavoro del tecnico ortopedico ancora più preciso ed efficace nella valutazione. Infatti, la Germania da sempre è tra i paesi più all’avanguardia nell’innovazione e produzione di strumentazione specifica.

Nel dettaglio, la nuova strumentazione che la tecnologia offre riguarda:

  1. La nuova pedana baro-podometrica per l’analisi del passo, grazie all’ultimo aggiornamento tecnologico – in particolare la tecnologia dei sensori – consentirà di realizzare valutazioni sempre più precise.
  2. Il tapis roulant di nuova generazione che permette di eseguire analisi innovative in movimento.

Questo nuovo modello di tapis roulant, che consente agli ortopedici di arrivare ad un livello di valutazione davvero all’avanguardia, ha molteplici applicazioni:

  1. I pazienti che praticano sport potranno salire sul tapis roulant simulando anche situazioni di pendenza e di corsa.
  2. Dopo la realizzazione del plantare personalizzato è possibile verificare, attraverso la rilevazione della camminata, se effettivamente il plantare compensa e supporta il gesto atletico e procedere ad una immediata correzione se del caso. Inoltre, grazie alla tecnica di visualizzazione per immagini anche il paziente potrà vedere sullo schermo gigante come sono variati i suoi appoggi tra prima e dopo l’inserimento del nuovo plantare.
  3. Grazie ad un software avanzato è possibile fornire a tutti i pazienti sportivi e non, una prefigurazione dei possibili problemi che, per quanto non ancora presenti, potrebbero accadere ai loro piedi. Questo è particolarmente importante per coloro che soffrono di diabete in quanto la previsione indica il punto dove potrebbero verificarsi ulcerazioni e consentire quindi di prevenirle.
  4. Visto che le analisi saranno visibili – grazie allo schermo che riceve le immagini dal tapis roulant -, i pazienti saranno più coinvolti e consapevoli al termine della valutazione.

L’esame baro-podometrico con la nuova strumentazione permette, infine, di far progredire l’attività specifica del tecnico ortopedico e, dal canto mio, mi riempie di orgoglio.

L’Ortopedia Tecnica Gasparini in questo modo è a pieno titolo un’attività 4.0.

Alla prossima rubrica!

Pierpaolo Gasparini
 

Filed Under: Blog

Chi vuole salire, guardi in alto e si guardi anche ai piedi

10 Aprile 2022 by Ortopedia Tecnica Gasparini

 

”
Chi vuole salire, guardi in alto
e si guardi anche ai piedi”
ARTURO GRAF (1908)

 

In un periodo pieno di turbolenza come quello che stiamo vivendo mi soffermo spesso a pensare quanto la natura e il clima siano indifferenti alle vicende umane e questa considerazione mi strappa sempre un sorriso.
Stiamo attraversando anni complicati ma le stagioni si impongono malgrado noi, malgrado tutto.
Con un certo anticipo la Primavera si è imposta risvegliando in tutti la voglia di nuovo e di movimento. Complice il bel tempo, l’abbigliamento si alleggerisce e si intensificano i progetti per il weekend inclusa l’attività sportiva all’aperto.
Tra le tante opportunità che offre il nostro territorio, la montagna è sicuramente una delle più interessanti per molti aspetti.

Pazienti nuovi e consolidati mi pongono sempre più spesso la domanda: “Ma per andare a fare una camminata in montagna posso usare le normali scarpe allacciate col plantare?” e coloro che da anni portano il plantare aggiungono: “Ho avuto male ai piedi durante una recente escursione, non è che il plantare non va più bene?”
La risposta al primo quesito, che di solito viene posto da persone che si avvicinano per la prima volta all’attività escursionistica, è un semplice “No”.

Come noto ai più esperti, per andare in montagna occorrono scarpe specifiche in quanto a suole e rivestimento per coadiuvare il passo su terreni e pendenze non comuni. Detto questo, il plantare che si porta tutti i giorni per correggere e ri-equilibrare la deambulazione non è sufficiente in questi specifici contesti.
Camminare in montagna significa stare molte ore in piedi e sollecitare gli appoggi, in salita e discesa e su superfici molto diverse dai piani lineari in cui ci si muove quotidianamente.

Plantari da escursione

Questa affermazione risponde anche al quesito dei più esperti che già muniti di scarpe “tecniche” si interrogano sulla integrità del loro plantare “per tutti i giorni”.
Correttamente, questi escursionisti lamentano fastidi ai piedi perché nelle escursioni il livello di sollecitazione è molto diverso e per questo è opportuno, come per qualsiasi disciplina sportiva, creare un plantare apposito.
Il livello di ammortizzazione e la capacità di assorbire i carichi del passo devono essere calibrati opportunamente per garantire lo stesso livello di correzione e il ri-equilibrio del passo.

Un’immagine che riassume in modo semplice la funzione dei plantari per escursioni in montagna è quello del Dio greco Mercurio che, per svolgere i suoi compiti di messaggero, era dotato di apposite ali ai piedi. Il beneficio atteso consiste infatti nel camminare più speditamente senza affaticare il sistema motorio.
Del resto, come si sa, il Diavolo è nei dettagli!
I riscontri da parte di chi utilizza plantari da escursione sono molto positivi, aumenta la resistenza e scompaiono i fastidi.

Finalmente le camminate in montagna possono essere godute nella loro interezza e i piedi volano!

Auguro in anticipo a tutti i lettori della rubrica una Serena Pasqua!

 

Pierpaolo Gasparini

Filed Under: Blog, Plantari, Sport

Piedi piatti e Peter Pan

14 Febbraio 2022 by Ortopedia Tecnica Gasparini

 

Nella prima rubrica del 2022 onoro una promessa fatta nel vecchio anno. Dopo aver trattato l’argomento del piede cavo vi parlerò adesso di piedi piatti, fornendovi una vista del problema e delle possibili soluzioni –quelle che riguardano la mia sfera di attività – al variare dell’età e della gravità della condizione

Vi chiederete quindi cosa c’entri Peter Pan. Vi rispondo di pazientare ancora un attimo. Consentitemi prima di inquadrare l’argomento in termini più formali per poi svelarvi un mio pensiero divergente e scherzoso sulla condizione dei piedi piatti.

Riporto la descrizione che ne dà, nel suo sito, il Dottor F. Usuelli, chirurgo ortopedico di grande competenza.
Semplificando, il piede piatto è un’alterazione dell’arco longitudinale e trasversale del piede che determina un’impronta plantare aumentata sul terreno.

È una deformità complessa che coinvolge più articolazioni e può arrivare a determinare patologie dell’avampiede (quali alluce valgo e dita a griffe), ma può anche provocare grave sintomatologia e alterazioni a livello della caviglia.

Un piede piatto diventa sintomatico quando i meccanismi di compenso vengono a mancare, causando al paziente dolore e instabilità.
Va da sé e restano fuori dalla mia area di competenza, i casi di maggior gravità che necessitano di interventi chirurgici ma, non di rado capita che Medici e Specialisti prescrivano ai pazienti un check up del passo per predisporre un plantare di supporto. Quando la condizione di piede piatto è sostanzialmente asintomatica o lievemente “dolorosa” il plantare può offrire sollievo a tendini e caviglie andando a integrare ciò che la natura non ha predisposto.

Occorre chiarire che i plantari non curano il piattismo negli adulti ma lo compensano a tutto beneficio della deambulazione. Diverso è il caso in cui, grazie a una diagnostica precoce si riesce a identificare il problema già nei bambini. Per loro il plantare può realmente rappresentare un cambio di prospettiva perché la condizione evolutiva consente di correggere la problematica con l’ausilio di un plantare andando a ridurre il deficit. Quando questi soggetti raggiungono la maturazione ossea, di solito, il piattismo è stato scongiurato.

Cosa fare

Come già descritto per il piede cavo, per i casi di piede piatto che si presentano nel mio studio, procedo come segue. La prima cosa da fare è una rilevazione delle impronte a cui fa seguito l’analisi del passo computerizzata e una valutazione posturale che metta in luce come l’apparato deambulatorio si comporta a fronte di un appoggio aumentato.
E poi? Successivamente i dati raccolti vengono rielaborati per creare il supporto plantare più adeguato in base alle caratteristiche individuali della persona. Una volta trasferiti questi elementi al macchinario che crea il plantare si procede alla prova e alla rifinitura del supporto.

E come va a finire?

Il paziente infila il plantare nelle scarpe, e tipicamente avverte una notevole differenza negli appoggi. Cervello e corpo si adattano velocemente al nuovo assetto se il paziente zelante indossa i plantari dal mattino alla sera. Piedi e caviglie diventano meno dolenti e il passo procede spedito e stabile. La fastidiosa sensazione di trascinare i piedi scompare e anche la postura complessiva si modifica positivamente.

Con regolari controlli alla soletta, per assicurarsi che stia funzionando nel modo opportuno, il piede piatto può dirsi compensato.
E Peter Pan? Molto semplice, tutti nasciamo con i piedi piatti e solo a un certo punto avviene il cambiamento che consente di camminare eretti e stabili. Amo pensare che qualche anima tenera voglia conservare più a lungo la condizione fetale e per questo motivo i suoi piedi restano “bambini”. E se fosse un piccolo indizio per riconoscere Peter Pan?

 

Pierpaolo Gasparini

Filed Under: Blog, Plantari, Postura

Piede cavo: il vuoto che pesa

5 Dicembre 2021 by Ortopedia Tecnica Gasparini

In ogni campo ci sono argomenti più conosciuti di altri e la mia sfera di attività – posture e piedi – non fa eccezione. A differenza dei più noti piedi piatti – nel senso letterale del termine – il piede cavo è un problema di cui si parla meno ma che può essere altrettanto limitante per chi ne soffre.

Si tratta di una condizione congenita o acquisita in cui il piede è caratterizzato da un’accentuata arcata plantare. Le cause e i sintomi variano a livello individuale ma in generale questa condizione porta con sé alcune problematiche ricorrenti. Tranne i casi specifici in cui sia necessario un intervento chirurgico, il piede cavo soprattutto quando è determinato da uno sbilanciamento dell’avampiede, può essere attenuato nei suoi effetti dall’utilizzo di un plantare.

Per dare un’immagine esplicativa del fenomeno basti pensare a quelle impronte in cui sono visibili solo la parte anteriore del piede e il solco del calcagno. E’ nello spazio vuoto che risiede il problema.

La mancanza di appoggio intermedio in taluni casi sollecita a tal punto le estremità – arco plantare e calcagno – da comportare vere e proprie alterazioni del piede e delle fasi del passo.

Coloro che sono afflitti da questa problematica non di rado presentano stati acuti di metatarsalgia o di spina calcaneare o anche piede supinato – rivolto eccessivamente verso l’esterno – o pronato – sbilanciato verso l’interno –.
Dolore e difficoltà deambulatoria sono le conseguenze più dirette di questo stato di cose. Quel vuoto al centro grava sulle strutture circostanti e col tempo ne compromette la funzionalità.

Cosa si può fare in questi casi?

Al netto delle situazioni in cui il medico ortopedico ritenga opportuno intervenire chirurgicamente, in molti altri casi si può “colmare il vuoto” facendo ricorso a un plantare personalizzato che vada a compensare nel modo più opportuno la mancanza di appoggio.

Come si procede?

La prima cosa da fare è una rilevazione delle impronte a cui fa seguito l’analisi del passo computerizzata e una valutazione posturale che metta in luce come il corpo abbia recepito la mancanza di appoggio della parte centrale del piede.

E poi?

Successivamente i dati raccolti vengono rielaborati per creare il supporto plantare più adeguato in base alle caratteristiche individuali della persona. Una volta trasferiti questi elementi al macchinario che crea il plantare si procede alla prova e alla rifinitura del supporto.

Tutto qua?

Si in buona sostanza molti di questi casi hanno un’evoluzione sorprendentemente semplice. Il paziente infila il plantare nelle scarpe, e tipicamente avverte un immediato sollievo, prova a camminare e sente che tutto è cambiato. Da quel momento occorre solamente eseguire regolari controlli alla soletta per assicurarsi che stia funzionando nel modo opportuno. Recuperando la naturalità del passo tutto l’apparato di locomozione ne beneficia e finalmente i piedi non dolgono più.

Prossimamente vi parlerò di piedi piatti e relative soluzioni, nel frattempo vi auguro anticipatamente buone feste.

Pierpaolo Gasparini

Filed Under: Blog, Postura

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